- 24 Set, 2024
- Prevenzione
Lesioni da pressione: cosa sono, quali sono gli stadi e dove possono manifestarsi
Una lesione da pressione è un problema sanitario di notevole importanza e fortemente impattante sul benessere dell'individuo.
Questo genere di ferita, il cui processo di guarigione tende a protrarsi per lunghi periodi, colpisce prevalentemente pazienti che versano in uno stato di fragilità, determinando tutta una serie di complicazioni e anche un'elevata difficoltà di gestione.
La diffusione dei fattori di rischio, unita all'evoluzione repentina di tali lesioni, rende infatti l'applicazione di ogni strategia di prevenzione estremamente delicata.
Lesioni da pressione: una definizione
Una lesione da pressione è definita come danno localizzato in prossimità della cute, che insorge per effetto di una pressione prolungata agente da sola o in concomitanza di forze di attrito o di taglio.
Le lesioni da pressione comportano un danno tissutale che può evolvere in necrosi, interessando non solo gli strati superficiali dell'epidermide, ma anche il derma, il muscolo, la cartilagine e le strutture ossee.
Capire cosa sono le lesioni da pressione permette di comprendere quali possono essere le conseguenze e perché, allo stato attuale, la prevenzione è un'operazione del tutto indispensabile.
Cosa sono le lesioni da pressione?
Le lesioni da pressione sono delle ulcere più o meno estese, in genere in prossimità di una sporgenza ossea, che insorgono per effetto della compressione prolungata del corpo umano con una superficie.
Se protratti per più di qualche ora, tali azioni possono ostacolare l'ossigenazione del tessuti, compromettendo le capacità di recupero della cute e determinando l'insorgenza di necrosi. Le persone maggiormente soggette, di conseguenza, sono quelle allettate o impossibilitate a muoversi, persone con problemi di natura fisica o neurologica o sottoposte a lunghi periodi di sedazione.
Le lesioni da pressione sono facilmente riconoscibili per le loro manifestazioni tipiche e per la loro ubicazione. Sono infatti diffuse prevalentemente nelle aree del corpo in cui una condizione di allettamento determini una maggiore pressione, come la zona sacrale, i talloni, i gomiti, l'occipite e le scapole, e distinguibili con una semplice analisi visiva attraverso la cosiddetta classificazione lesioni da pressione.
In particolare, osservando il danno tissutale, è possibile classificarle in quattro categorie, ognuna delle quali determinante per individuare il grado di stadiazione delle lesioni da pressione; conoscere la classificazione consente inoltre di distinguerle per tempo nelle aree in cui sono localizzate ed evitare eventuali complicanze tramite un'adeguata fase di prevenzione.
Lesioni da pressione: stadi e classificazione
Le lesioni da pressione sono catalogate in quattro stadi in ordine di gravità. La classificazione, oggi adottata a livello internazionale, si basa su aspetti come l'ubicazione e l'estensione della lesione, oltre alla presenza di segnali non ascrivibili alla normale condizione anatomica, come ispessimenti, eritemi e qualunque altra alterazione a carico della struttura.
Questa particolare valutazione stabilisce inoltre che le manifestazioni meno gravi sono quelle del 1° stadio e che le lesioni del 4° stadio, oltre a essere più severe, possono avere una più difficile risoluzione.
Lesione da pressione al 1° stadio
La lesione da pressione al 1° stadio si presenta con uno strato di pelle integra, ma dalle caratteristiche diverse da quelle della cute circostante. Oltre a una differenza di colore, l'area può apparire più calda, più fredda, più morbida o più dura, e in alcuni casi manifestare anche un dolore persistente.
Nei pazienti con pelle di colore scura, questo genere di lesione potrebbe essere difficile da individuare, per questo, è essenziale monitorare attentamente i soggetti predisposti in prossimità delle cosiddette aree a rischio. Il trattamento può basarsi sull'applicazione di apposite medicazioni semi occlusive tramite pellicole in poliuretano, che assicurano il giusto grado di umidità e di ossigeno, ma ostacolando l'ingresso di liquidi e batteri.
Lesione da pressione al 2° stadio
Una lesione da pressione al 2° stadio si manifesta con una degradazione dell'epidermide e del derma sottostante, ma in modo superficiale. Alla vista appare come una sorta di abrasione o come una vescicola aperta o chiusa, nel primo caso con uno strato sottostante privo di ematomi e dal colore tipicamente rosa lucido.
In presenza di questa categoria di lesione da pressione, l'oss o il personale medico possono intervenire con diversi trattamenti, prevedendo medicazioni in schiuma, con alginati, idrocolloidi, idrofibra o a base di collagene.
Lesione da pressione al 3° stadio
Nella scala di valutazione delle lesioni da pressione, un'ulcera classificata come lesione da pressione al 3° stadio è una ferita che si estende fino alla fascia muscolare senza intaccarla completamente.
Alla vista, si presenta come una cavità che espone il tessuto adiposo ma non le aree sottostanti e, anche in questo caso, può manifestarsi con una profondità variabile in base alla regione anatomica in cui è ubicata.
Trattandosi di una condizione che determina una ferita abbastanza profonda, in genere viene trattata prevedendo una pulizia con acqua fisiologica e una successiva medicazione a base di soluzioni specifiche.
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Lesione da pressione al 4° stadio
La lesione da pressione di 4° stadio è una ferita particolarmente grave, che comporta la necrosi dei tessuti più profondi. L'estensione di questo genere di ulcera dipende dalla diffusione del danno: in genere raggiungono una profondità maggiore in aree anatomiche caratterizzate da strati più consistenti.
In particolare, le lesioni al 4° stadio possono estendersi ai muscoli, ai tendini e alle ossa, determinandone la macerazione e in alcuni casi esponendo tali strutture all'insorgenza di osteite e osteomielite. Se le infezioni localizzate non vengono tempestivamente curate, possono scatenare infezioni più diffuse, causando l'insorgenza di problematiche potenzialmente letali come la sepsi.
Un'ottimale pulizia della ferita contribuisce a limitare questo genere di complicazioni, anche se, nel caso di lesioni di 4° stadio, è spesso necessario procedere preventivamente con un approccio di tipo chirurgico. Per l'igiene della ferita bisogna invece eseguire un'adeguata fase di detersione, che deve prevedere una pulizia a base di soluzione fisiologica e, solo in presenza di infezioni, il trattamento con antisettici o antibiotici.
La fase di medicazione può avvenire invece tramite l'utilizzo di alginati, idrofibre, idrocolloidi, medicazioni in schiuma e in matrice di collagene, sempre in base alle condizioni della lesione e dal suo grado di umidità.
Lesione da pressione al tallone
Le lesioni da pressione al tallone sono delle ferite particolarmente diffuse nei pazienti immobili allettati per periodi piuttosto prolungati.
Le ragioni sono da individuare nella particolare conformazione anatomica di tale area, caratterizzata da un calcagno che spinge su una superficie di tessuto sottocutaneo limitato e, per questo, particolarmente sensibile alla compressione.
Una lesione da pressione al tallone può essere evitata tramite continui riposizionamenti del paziente o adoperando opportuni supporti per il periodico sollevamento dei piedi.
Lesione da pressione non stadiabile
Capita spesso di trovarsi davanti a una lesione da pressione non stadiabile, cioè non collocabile tramite una semplice ispezione visiva all'interno della scala di valutazione delle lesioni da pressione.
In questi casi, infatti, la ferita è ricoperta da slug, del tessuto devitalizzato di colore giallo, grigio, verde o marrone, o da uno strato di escara, una crosta che presenta sangue, siero e pus di colore beige, marrone o nero, che non permettono di visualizzare le regioni sottostanti e determinarne il grado di gravità.
Rimuovere questi strati permette di dare una classificazione alla lesione, anche se spesso si tratta di ulcere appartenenti al 3° o al 4° stadio.
Prevenzione delle lesioni da pressione
Nella prevenzione lesioni da pressione, l'OSS o il caregiver sono fondamentali. Il monitoraggio continuativo del paziente è il primo passo per evitarne l'insorgenza,
Naturalmente, è altrettanto fondamentale allestire correttamente i letti all’interno delle strutture, selezionando con attenzione elementi imprescindibili come traverse per incontinenza e biancheria tecnica.
Per quanto riguarda le traverse, è utile disporre di diverse tipologie, tenendo sempre conto, in fase di preparazione del letto, del periodo di permanenza del paziente allettato. L’ampia gamma di traverse HIP, ad alta assorbenza e certificata Oeko-Tex, permette di rispondere alle necessità della breve e medio degenza ospedaliera, della lungodegenza riabilitativa così come nella residenza geriatrica, così da contribuire al meglio alla prevenzione della formazione di lesioni in qualsiasi circostanza.
Quando si selezionano le lenzuola, è necessario garantire il massimo comfort tecnico e sensoriale al paziente allettato. La biancheria tecnico-sanitaria di HIP è in grado di soddisfare queste necessità, grazie ai materiali che non fanno pieghe e al disegno tecnico pensato appositamente in ottica preventiva.
Per quanto riguarda le coperte, invece, è fondamentale offrire sempre il giusto comfort, soggettivo per ogni paziente e, soprattutto, non andare a comprimere il corpo. HIP mette a disposizione coperte termoregolanti progettate in modo da ridurre la compressione dei capillari, che a sua volta può spesso causare l’insorgenza delle piaghe da decubito.
In ogni caso, per ottenere risultati concreti è necessario sapere non solo come prevenire le lesioni da pressione, ma anche quali comportamenti adottare in presenza di fattori di rischio specifici.
Conoscere il giusto trattamento per le lesioni da pressione aiuta inoltre a evitare ogni genere di complicanza, assicurando una perfetta gestione delle piaghe e una migliore salute del paziente.